SVILUPPO LOCALE E CAPITALE TERRITORIALE

30 Ott    Articoli

Il territorio può essere definito come uno spazio modellato dalla sedimentazione di relazioni sociali e politiche, di attività economiche e amministrative, manifestatesi, nello spazio in questione, nel corso del tempo. In sintesi, il territorio risulta essere il prodotto dell’azione degli attori che si manifesta nello spazio.

Secondo Dansero e Governa il concetto di territorio comprende un fattore storico che indica la stratificazione dei sedimenti cognitivi e materiali del passato e uno relazionale che scaturisce dalle interazioni, dal ruolo e dalle strategie degli attori volte a valorizzare le potenzialità sedimentate nel territorio stesso (Dansero, Governa, 2003).

Similmente, Crevosier concepisce il territorio come uno spazio strutturato da un assetto di relazioni tra diversi attori che interagiscono tra loro e con l’ambiente materiale; da questa interazione tra agenti e ambiente si attivano risorse materiali e immateriali per lo sviluppo del territorio (Crevosier, 2004).

Nella più recente letteratura specialistica, inoltre, il territorio non è soltanto “una stratificazione di oggetti e significati storicamente a essi attribuiti, ma è sempre anche uno spazio su cui si esercita un potere di trasformazione e di governo, un progetto implicito o esplicito” (Dansero et al., 2008).

Nelle definizioni di territorio sopra menzionate si intravedono due dimensioni rilevanti che possiamo sintetizzare nei termini di dimensione patrimoniale, relativa allo stock di capitali presente nello spazio, e dimensione relazionale, legata ai processi sociali e alla sedimentazione delle capacità di relazione fra gli attori.

Ad avvalorare la rilevanza di queste due dimensioni, intrinsecamente contenute nel concetto stesso di territorio, contribuiscono sia alcuni approcci di geografia economica (Yeung, 2005), sia, in generale, le teorie sullo sviluppo locale e regionale e, più nello specifico, il modello dei Sistemi Locali Territoriali (SLoT) elaborato dalla scuola territorialista (Dematteis, Governa, 2009).

Pur non esistendo una versione universalmente condivisa di sviluppo locale, in quasi tutti gli approcci a esso relativi emergono come cruciali la dimensione patrimoniale e quella relazionale.

Lo sviluppo locale assume però in letteratura un’accezione controversa, che, in alcune interpretazioni, specie con riferimento a quelle offerte dalle organizzazioni internazionali, crea uno sdoppiamento fra le due dimensioni, marginalizzando spesso la dimensione relazionale (a favore, ad esempio, dello sviluppo economico locale).

Secondo la visione territorialista di Dematteis, la presenza dell’una o dell’altra dimensione, da sola, produce semplice valorizzazione o procedura.

Si produce una valorizzazione del locale, che, portata agli estremi, può diventare depredazione, in presenza di processi di sviluppo basati solo sullo sfruttamento delle risorse locali; un’esclusiva attenzione alla dimensione relazionale, d’altro canto, provoca uno svuotamento dello sviluppo locale, che diventa mera procedura.

Lo sviluppo locale, inteso in una più ampia accezione, comprende invece entrambe le dimensioni, relazionale e patrimoniale. E ci riferiamo allo sviluppo territoriale piuttosto che allo sviluppo locale, proprio per sottolineare la centralità del territorio, tipica della prima nozione.

Un’integrazione delle due dimensioni è proposta nel modello SLoT, un modello fondato appunto su due elementi di base: da un lato, la rete locale dei soggetti, intesa come l’insieme delle relazioni e delle interazioni tra soggetti, presenti o attivabili, in un territorio locale e, dall’altro lato, il milieu locale, che comprende il cosiddetto “capitale territoriale”, inteso come l’insieme delle risorse materiali e immateriali che si sono sedimentate localmente.

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DaArest

Associazione per la Ricerca e lo Sviluppo del Territorio